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libro primo 43


Capitolo VI.

Qual relazione mi fusse data nel principio dell’arrivo mio a Roma intorno al sacro collegio de’ cardinali; come esso collegio si divida in vecchio e nuovo, e qual fusse il vecchio.

Vengo ora alla scena generale della corte. Fa in essa le prime parti il sacro collegio de’ cardinali; quindi segue l’ordine della prelatura e poi l’altre persone inferiori de’ cortegiani. Ma quest’ordine piú commune si vede riuscir quasi continuamente il piú principale, facendo in esso Roma il suo sforzo maggiore delle maggiori meraviglie. Qui lottano sempre insieme la virtú e la fortuna, qui veggonsi i maggiori sforzi dell’una e dell’altra, e di qua insomma fannosi quei sí frequenti passaggi alle prelature alle mitre alle porpore e alle supreme tiare; ma di ciò parleremo dipoi.

Tornando ora dunque al sacro collegio, oltre alla solita sua divisione in cardinali vescovi preti e diaconi, suole ancora in esso farsene un’altra, di collegio vecchio e nuovo. Nel vecchio si comprendono i cardinali giá creati da’ pontefici antecessori a quello che governa, e nel nuovo i cardinali promossi a tal dignitá dal pontefice allora regnante. Aveva papa Clemente di giá creati in varie e piú promozioni trenta e piú cardinali, e di questi si formava il collegio nuovo; tutti gli altri erano del vecchio e per la maggior parte creati da Sisto quinto. Vanitá sarebbe il voler parlar di tutti, onde io mi restringerò a trattare solamente di quelli che si trovavano allora in Roma, e che o per nobiltá o per gran virtú, o per l’una e per l’altra qualitá insieme, si reputavano li piú conspicui, senza però tacere quelle imperfezioni ancora delle quali venivano communemente notati alcuni.