Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/61

Da Wikisource.

libro primo - capitolo vi 55


tale in se stesso di dentro quale si mostrava in tanti modi e tanto esemplare di fuori.

Aveva ricevuto dal medesimo Gregorio decimoquarto l’onore della porpora il cardinale Ottavio Acquaviva napolitano. La casa Acquaviva ritiene luogo principalissimo fra le piu antiche e le piú illustri del regno di Napoli, e restavano assai fresche tuttavia le memorie di due altri suoi cardinali, l’uno zio d’Ottavio, e fu Giovan Vincenzo creato cardinale da Paolo terzo, e l’altro, fratello, era stato Giulio promosso da Pio quinto a quel grado. Ascesovi dunque Ottavio se n’era egli mostrato e degno prima e degno molto piú dipoi; per via degli studi prima ch’egli aveva fatti con somma cura, e poi col merito d’alcuni governi molto onorevoli da lui esercitati nel dominio ecclesiastico era venuto in gran concetto della corte romana, onde fra i quattro cardinali creati da Gregorio dopo la creazione del nipote uno di essi era stato Ottavio. Quindi morto Gregorio, e quasi subito anco Innocenzio ed a loro succeduto Clemente, erasi da questo pontefice mostrata ogni maggior opinione intorno alle cardinalizie qualitá d’Acquaviva né aveva tardato poi molto a porgli in mano la legazione d’Avignone, carico allora importantissimo e spinosissimo per l’agitazioni che tuttavia regnavano in Francia e che rendevano insolentissimi gli ugonotti, specialmente nel Delfinato e per tutte le parti lá intorno al contado venusino e alla cittá di Avignone. Aveva il cardinale nondimeno sostenuta quella legazione con tanto onore della sede apostolica e suo che non poteva lasciarne piú celebre esempio e memoria, né donde i suoi successori potessero piú sentire eccitarsi da una nobile emulazione e invidia. Tornato poi egli a Roma vi si era sempre conservato in grandissima riputazione, e veramente la nobiltá del suo sangue e delle sue virtú pienamente la meritava. Aggiungevasi quella insieme della presenza che pur anche a pieno corrispondeva; e quel non so che di grande, che è dono della natura senza che possa avervi quasi alcuna parte l’industria, pur similmente in lui con felicitá particolare si ritrovava. Amico delle lettere,