Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/67

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libro primo - capitolo vi 61


mesi aveva permesso a gran pena al zio di promovere al cardinalato questo nipote non che di potere accompagnare con altre splendidezze in lui questa dignitá. Era egli rimasto molto giovine dopo la morte del zio, e con tutto ciò mostrandosi maturo di prudenza sopra l’etá, grave di costumi sopra la gioventú, pieno di bontá di modestia e tutto inclinato alle lettere ed alla pietá, si era conciliato sopra modo gli animi di tutta la corte. E veramente tutta lo compativa, e insieme giudicava che egli per servizio della Chiesa anco molto piú che della propria sua casa, la quale è delle "piú nobili di Bologna, avrebbe voluto il dovere che godesse un po’ piú lungo pontificato, e piú lungamente avere occasione di farsi conoscere capace di quelle preeminenze che gli sarebbono toccate nel maneggiarlo. Ma in somma vedesi quanto di raro la fortuna s’unisce con la virtú. Perciò egli pochi anni dopo cadé gravemente infermo, e nel fiore della sua etá venne a morte, lasciando una ferma opinione di sé appresso di ognuno, che se egli avesse goduto il solito corso dell’altre vite non sarebbe riuscito inferiore di merito al zio come non gli sarebbe stato inferiore di virtú.

E tanto basti intorno al collegio vecchio.