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76 delle memorie


fu allora questo successo. Tralasciò egli poi quell’esercizio e si diede alle piú gravi scienze, ritenendo però sempre l’applicazione principale al comporre in versi toscani e in prosa latina, ma incontrò egli specialmente una somma felicitá in participare i suoi studi con due rarissimi ingegni di somma riputazione in materia di lettere, e questi furono il cardinale Maffeo Barberino regnante ora pontefice Urbano ottavo, e don Virginio Cesarino che fu poi eletto dal medesimo Urbano per suo maestro di camera, e che dopo morí in breve tempo. Aiutato il Ciampoli e favorito da questi due, cominciò a far acquisto di molta aura e di molta stima appresso la corte, e poi ad introdursi ancora negli impieghi sotto il pontificato di Gregorio decimo quinto con l’autoritá del cardinale Ludovisio suo nipote, che la godeva pienissima appresso il zio. Quindi succeduto alla suprema dignitá il cardinale Barberino, qual fortuna e felicitá maggiore poteva desiderarsi dal Ciampoli vedendo in quel grado un soggetto si eminente (come ho detto) in materia di lettere, della cui disciplina egli poteva gloriarsi tanto, e dalla cui benignitá poteva insieme tanti avvanzamenti ancora promettersi? ed in effetto l’onorò subito con l’officio de’ brevi segreti alla similitudine dell’impiego che da papa Clemente aveva conseguito Antoniano. L’onorò con un canonicato di san Pietro come pure l’aveva avuto Antoniano; gli diede altre commoditá di beni ecclesiastici, ma sopra tutto gli faceva tanta parte dell’ore piú domestiche e piú erudite che di giá cominciava la corte a pronosticargli un altro avvanzamento maggiore, pur simile a quello dell’istesso Antoniano. Dall’altro canto poi la corte che rare volte s’inganna discendeva dubbiosamente a questo giudizio, perché dalla similitudine in fuori delle cose accennate Ciampoli era poi troppo dissimile in tutto il resto, ma specialmente non poteva esser maggiore la differenza o piú tosto la contrarietá dello stile de’ brevi, e nelle composizioni dell’uno e dell’altro, quello d’Antoniano tutto candore e soavitá, pieno di concetti nobili e nobilmente distesi, pieno di gran decoro e di gran prudenza, che tutte le parti insieme non potevano essere né meglio unite