Pagina:Bentivoglio, Guido – Memorie e lettere, 1934 – BEIC 1753078.djvu/83

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libro primo - capitolo vii 77


né piú maestrevolmente aggiustate; all’incontro l’idea di Ciampoli tutta grande ma tumida e strepitosa, vestita spesso e come gioiellata di bellissime forme latine ma spesso ancora d’altre degeneranti nel licenzioso e nel troppo ardito stile; in somma da versi piú che da prosa, da canto eroico piú tosto che da spiegatura ecclesiastica, spesso ancora manchevole di decoro e dove ordinariamente si vedeva operar l’ingegno assai piú che il giudizio. Il medesimo si è veduto ne’ suoi versi toscani, ma non si può negare che l’ingegno in vero non sia feracissimo e che non produca miniere fecondissime di concetti, che piú scelti e meglio purgati a guisa d’oro e d’argento riuscirebbono singolari e meravigliosi. Ma tornando al suo impiego de’ brevi segreti, la corte piú non s’ingannò nella considerazione accennata, perché da vari suoi portamenti, ne’ quali si poteva dubitare s’egli mostrasse vanitá maggiore d’ingegno o maggiore imperfezione di giudizio, restò il papa cosí offeso e cosí giustamente di lui, che dopo aver egli fluttuato qualche tempo in palazzo, gli bisognò poi uscirne e vagar fuori di Roma in governi, e cadé totalmente da quelle speranze di prima che potevano con tanta ragione lusingarlo e forse con felice esito a piú alta fortuna condurlo. Dalle materie piú gravi ho voluto divertirmi a questa che ha piú del domestico, e me la permettono a pieno queste vaganti Memorie, lá dove non ho mai voluto pigliarmi questa licenza sotto le severe leggi che ho religiosamente osservato nel comporre la mia belgica istoria. Torno adunque all’interrotta mia narrazione.

Ora qui apparirá un chiarissimo lume che a’ tempi nostri ha sommamente fatta risplendere la Chiesa, la santa sede apostolica il sacro collegio la corte romana e specialmente il suo proprio regolare instituto dal quale ricevè gran parte di tanta luce, ed al quale con larga usura di gloria poi altamente la rese.

Questo splendore fiammeggiò nel dottissimo cardinale Bellarmino. Chiamossi Roberto, nacque in Montepulciano, uscí di onorevole famiglia, e sua madre fu sorella del pontefice