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78 delle memorie


Marcello secondo. Quanto memorabile fosse in vita e restasse in morte il nome di quel pontefice lo mostrò il suo fuggitivo pontificato medesimo, poiché per la grande opinione delle sue rare virtú communemente note allora, avrebbono voluto che si fossero commutati quei brevi giorni in altretanti lunghi anni. Da questo esempio domestico oltre agli stimoli della sua propria natura mosso Roberto, appena giunse agli anni della ragione che gli superò di gran lunga nell’indole dell’ingegno e non meno de’ costumi. Da una parte studiava con somma inclinazione e profitto, e dall’altra non faceva cosa piú volentieri che leggere libri spirituali e darsi a devote orazioni. Né qui si contenne ma da giovinetto prese in Roma l’abito de’ gesuiti e poi cominciò il corso de’ soliti studi fra loro e con tal velocitá di progressi che le scuole loro in quel tempo non avevano chi gli facesse maggiori. Dato fine all’essere discepolo fece per diversi collegi d’Italia l’ufficio di maestro, e con tale eminenza di dottrina e d’ingegno che in questa seconda qualitá non gli toccarono meno quei medesimi vantaggi sopra gli altri scolari. Ma era di giá sí grande la fama sua che le provincie forastiere volevano anch’esse participarne, onde fu mandato in Fiandra perché egli in quei procellosi tempi, fra’ quali fluttuava non meno ivi la causa della Chiesa che quella del re di Spagna, aiutasse la religione e insieme l’instituto della propria compagnia nascente allora o di fresco nata. Fermò la sua dimora in Lovanio celebre universitá e cattolichissima. Quivi egli fece meravigliose fatiche, e nel tempo della mia nunziatura vivevano ancora molti di quelli che l’avevano veduto gareggiar nelle meraviglie con se medesimo, lasciando in dubio quali fussero state piú celebri e piú fruttuose o le sue vigilie di catedra o pur quelle di pulpito! Ma nel pulpito veramente egli aveva fatto prove incredibili di rara eloquenza e dottrina e di singoiar zelo e pietá, predicando molti anni in lingua latina e specialmente con tal chiarezza e facilitá che pareva nudrito in quello studio e nato a quel solo officio, benché egli possedesse similmente con molta franchezza la lingua greca e l’ebraica, anzi questa