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libro primo - capitolo viii 91


di Roma, nella qual corte per dimostrazione d’onore e di stima aveva parimente voluto che risedesse un ambasciatore per la medesima cittá di Ferrara nel modo istesso che in altri tempi era stato conceduto alla cittá di Bologna.

Ora tornando a Sacrato, quando io venni a Roma egli era di giá auditore di rota e si era introdotto nelle solite fatiche di quel tribunale. In esso poi continuò lungo tempo e sempre onoratamente, se bene con opinione d’essere stato uomo di fatica molto piú che d’ingegno. Fu poi ancor egli promosso da Gregorio decimo quinto al cardinalato; ma di lui similmente in altri luoghi nascerá occasione piú particolare che si tratti.

Dal tribunale della rota passo ora a quello della camera. Averò nondimeno da fermarvimi un poco, non mi ricordando se non di tre cherici che allora mi fussero rappresentati in qualitá riguardevoli. Questi erano monsignor Malvasia, monsignor Centurione e monsignor Barberino, tutti tre usciti di case nobili, di Bologna il primo, di Genova il secondo e di Fiorenza l’ultimo.

Malvasia era decano della camera e soggetto di molta stima per diversi impieghi dentro e fuori di Roma, ch’egli aveva con molta riputazione sostenuti, e specialmente quello di commissario apostolico della gente ecclesiastica in una delle spedizioni ch’erano state fatte in favore della lega cattolica in Francia.

Nel medesimo onorato concetto era medesimamente monsignor Centurione per varie fatiche da lui fatte molto lodevolmente in servizio della sede apostolica. Aggiungevasi in lui l’essere prelato molto ricco, e per le sue proprie commoditá e per quelle che godevano gli altri della sua casa; onde egli stava nella corte molto splendidamente e dava a conoscere che molto piú ancora averebbe fatto se alla dignitá della porpora egli fusse stato promosso, alla quale o per l’ostacolo della morte o per qualche altro accidente de’ tempi non potè giungere; benché, fatto presidente di Romagna e sopraintendente dell’acque di Bologna Ferrara e Romagna da Paolo