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Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/169

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Venne dritto a un monistero
dove stanno i fraticelli:
si spogliò della sua seta,
100 vesti l’abito di quelli.
Andò subito a palazzo
a cercar l’ impera tor:
— Grazia, grazia, sire mio !
mi graziate d’un favor!
105 All’infanta mia signora
concedetemi d’ andar:
concedetemi eh’ io possa
la meschina confessar. —
Van col frate dall’infanta:
no glielo menan confessore.
Quando a solo a sol con lei,
favellavale d’amore.
— Taci, taci, fraticello;
non ti far vicino a me.
1 1 5 Uom veruno vivo in carne
mai vicin non mi si fe’,
salvo quel di Montalbano,
quel don Chiaro, salvo ei sol.
E per lui, pe’ miei peccati
120 or bruciata mi si vuol.
Il morir l’ ho per niente,
eh’ è giá cosa naturai;
ben mi duol del mio portato,
perché è figlio d’un leal. —
125 Giá ritorna il confessore,
giá dinanzi a Carlo ei va.
— Grazia, o sire! d’una grazia
mi graziate in caritá!
ché l’infanta, mia signora,
130 confessai, vostra mercé,
e trovai che, poverella,
in peccato alcun non è.