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222 VECCHIE ROMANZE SPAGNUOLE
Venturi anno il figlio mio,
390 ventun anno non compia;
fatte in pezzi d’ogni parte
eran Tarmi ch’ei vestia,
pesto Telmo tutto quanto,
dismagliato il panzerone;
395 si struggea pur d’arrivarti,
di star teco a paragone.
Fu migliore il cavai tuo
che non quel del mio figliuoli
te in quel di scampar da morte
400 fu valla del cavai sol. —
Detto questo, Gonzal Gustio
ai suoi figli si volgea,
rotto il cuor da tanto affanno
che nasconder noi potea.
405 Ripulí quei cari volti,
mille volte li baciò;
e su lor, tra bacio e bacio,
d’altra guisa incominciò:
— Io noi piango il morir vostro,
410 ché vai quanto un bel campar,
quando voi, com’era giusto,
vi sapeste vendicar.
Nondimeno è sempre angoscia;
e l’aizza in me il veder
415 morti a frode, a villania
morti, i figli miei cader.
Ma che far voi, poverelli,
in battaglia disugual?
Sempre, dove è tradimento,
420 come voi morrá il leal. —
E nel dir queste parole,
ad un moro ei si avventò:
furibondo la squarcina
via dal fianco gli strappò.