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Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/302

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19. Di battaglia il suono. — Le terríbili guerre civili tra i due partiti della casa d’York e di quella di Lancaster, accennate nella nota qui sopra. 20. O voi di Giulio torri. — La torre di Londra, del quale edificio la parte piú antica è volgarmente creduta opera di Giulio Cesare. Molti furono i personaggi segretamente assassinati in quella prigione. ai. Di una sposa la fede. — Margherita d’Anjou, figlia di Renato re di Sicilia, di Napoli, di Gerusalemme, ma di nome solamente. Principessa di sommo intendimento e di coraggio maschile, fece ogni sforzo per sostenere gl’ interessi del debole, timido, superstizioso suo sposo Arrigo sesto. Nella feroce guerra civile tra lui e la famiglia d’York, ella stessa in persona comandava le truppe; e mentre lo stupido Arrigo, men che fanciullo, si appiattava tremante o nella reggia o nelle tende, ella brandiva l’asta e correva per le file ad animare i soldati: e non fu certamente sua colpa se il maggior numero dell’armi nimiche si guadagnava quasi sempre la vittoria. Battuta piú volte e perduti gli appoggi, l’animo noi perdette ella mai. In lei la speranza non si spegneva né un istante. Ora tentava di aiuto un barone, ora un altro; ora correva ai gallesi, ora impegnava la Scozia, finché dopo dodici battaglie, esauriti tutti i ripieghi, sopravissuta agli amici, al figlio, allo sposo, ella si ridusse in Francia, ove fini i suoi giorni in oscura povertá. 22. Di suo padre rispettate la fama. — Il famoso Arrigo quinto che, adorno di ottime qualitá, seppe guadagnarsi la stima de’ sudditi, siccome il timor de’ nemici per le sue guerriere intraprese. La Francia presentava in que’ tempi l’aspetto il piú favorevole per un conquistatore. L’anarchia vi aveva regno; tradimenti, assassinii, rapine, mettevano in discordia tra loro i principi reali. Carlo quinto allora regnante non potea tener freno ai disordini, perché la pazzia lo assaliva tratto tratto, e la pazzia piú che la malignitá di un re è madre feconda di orrori. Arrigo portò l’armi in Francia, e vi ottenne tante vittorie, assoggettò al suo dominio tanta parte di quel regno che un trattato si fermò alla fine, il quale, lasciando a Carlo per tutta la sua vita il titolo e la pompa di re, affidava ad Arrigo l’amministrazione del regno e lo dichiarava erede. Arrigo morí in mezzo a’ suoi trionfi, e se al cominciare del suo regno in Inghilterra si fosse egli meno arreso alle sanguinarie istigazioni dei preti, se la barbarie dei tempi non gli avesse suggerito in Francia il massacro d’assai prigionieri inermi il di 25 ottobre 1415, la sua fama sarebbe a noi pervenuta piú immacolata. 23. Del mite usurpator. — Arrigo sesto. Questo debole principe, dopo gli inutili sforzi di Margherita (vedi sopra) deposto totalmente dal trono, fu per ordine di Odoardo sesto scannato nella torre di Londra dal duca di Gloucester, che fu poi Riccardo terzo, il quale esegui questa bella commissione colla maggior freddezza di sangue. Il poeta chiama «usurpatore» Arrigo sesto, perché della famiglia di Lancaster che non aveva gran diritto al trono, e dice «sagro» il suo capo, perchè coronato due volte, l’una re d’ In