Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/303

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ghilterra, l’altra re di Francia in Parigi, per la quale cerimonia si sará probabilmente fatto uso dell’ olio della famigerata ampolla di Rheims, soggetto e di superstizione e di riso. 24. La rosa di neve. — La rosa bianca era l’ impresa della famiglia d’ York, siccome la rossa quella della famiglia di Lancaster. Dice il poeta intrecciate insieme le due rose, perché la morte di Riccardo terzo pose termine alle contese tra queste due case, e il conte di Richmond, salito al soglio col nome di Arrigo settimo, ne riuní i diritti e gli interessi, maritandosi alla principessa Elisabetta figlia di Odoardo quarto. 25. Il cignal setoso. — Quest’altra impresa era quella di Riccardo terzo, dalla quale veniva egli nominato nei suo’ tempi «il cignale». Mostra il poeta avvolto nel suo proprio sangue il cignale appena nato, perché Riccardo terzo non godette che due anni dell’usurpato soglio, e mori combattendo contro il conte di Richmond, del quale parla la nota precedente. 26. Vedi Odoardo. — Torna qui il poeta a parlare d’Odoardo primo, ed indica per sua pena la morte della di lui consorte Eleonora di Castiglia, che segui pochi anni dopo la conquista del Gallese. Questa donna diede somme prove di tenero amor coniugale ed ebbe in vita l’affezione intera del marito, lasciando dietro, in morte, il piú acerbo dolore e il desiderio di lei. Né le lagrime sole accompagnarono la sua perdita, ma sono ancora da vedersi in vari luoghi del regno i monumenti eretti dalla gratitudine e dalla afflizione di Odoardo alla memoria di una sposa adorna di si belle virtú. 27. Arturo. — Antico re britanno, signore de’ siluri, abitanti d’una parte del Gallese, fiori a’ tempi dell’ invasione de’ sassoni in Inghilterra, e si oppose all’orgoglio loro con tutto l’ardore che inspira un amore verace di patria. In vari incontri diede egli prove d’alto valore guerriero e di talento, per quell’etá mezzo barbara, assai perspicace. Fu tanta la benevolenza e il rispetto ch’egli si meritò da’ suoi, che corse per molti secoli credenza comune tra i gallesi ch’egli non fosse giá morto ma vivo tuttora nel paese delle fate, donde dovesse tornare di nuovo a regnare sulla Bretagna. La favola si frammischiò alla poca tradizione che noi abbiamo di lui, e ci fece di Arturo un eroe tanto maraviglioso da dubitarne quasi dell’esistenza. Tuttavia anche sotto la favola la veritá si nasconde, e i poemi di Taliessino e d’altri bardi in onore di Arturo, se non fanno testo per l’istorico, servono però a farci concepire una idea grande di lui. Colla morte di Riccardo terzo venne ad estinguersi la linea dei Plantageneti, che occuparono per 330 anni il soglio d’ Inghilterra. Giovandosi il poeta dell’estinzione di questa famiglia, della credenza popolare de’ gallesi e delle profezie di Merlino e di Taliessino, che dicevano dovere i gallesi riguadagnare la sovranitá in tutta l’ isola, il che parve verificarsi nella casa di Tudor originaria del paese di Galles, dice ritornato il regno di Arturo e chiama re veraci e progenie britanna la dinastia che montò al trono dopo Riccardo terzo, e dalla descrizione di delitti ed orrori passa a rappresentarci oggetti ridenti e di felicitá. Il regno infatti di Arrigo settimo sará