Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/304

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sempre benedetto dagli inglesi, perché quel monarca non studiò che il bene de’ suoi sudditi: ma come abbia corrisposto alle belle promesse di questa dinastia il di lui figlio, lo sa chi conosce la storia di quei trentotto anni in cui regnò Arrigo ottavo, da qualunque lato lo miri, tiranno sempre. Né danno idea di molta felicitá i religiosi roghi di Maria. 28. Un divino sembiante. — Elisabetta regina d’ Inghilterra, che, dedita interamente a far fiorire lo Stato, savia ne’ suoi consigli, ferma nelle sue deliberazioni, si acquistò l’amore de’ contemporanei e la stima de’ posteri. Il poeta ci descrive assai chiaramente la maestá di questa vergine regina, che stimerei inutile allungare di piú questa nota. Dirò solamente che il di lei secolo, riguardo all’ Inghilterra, viene dagli istorici paragonato a quello d’ Augusto, riguardo a Roma. Fu sotto al di lei regno che l’umano sapere si sviluppò sommamente fra gli inglesi; e per tacere di molti, all’ombra del di lei patrocinio scriveva la filosofia quell’alto ingegno di Bacone da Verulamio, mentre sulle scene spaventava i malvagi e migliorava i costumi la tragica musa di Shakespeare. 29. Taliessino. — Capo de’ bardi, fiori nel sesto secolo. Si conservano tuttora le opere di questo cantore, e vive ancora in alta venerazione fra’ i suoi compatrioti la di lui memoria. 30. In coturnate muovon cadenze. — Il poeta indica con questi versi le tragedie di Shakespeare, siccome nei seguenti il Paradiso perdtito, notissimo poema epico di Milton, e gli altri poeti molti che tennero dietro a que’ due sommi. 31. Uom pazzo ed empio. — Ultima invettiva del bardo contro Odoardo primo. Egli ha predetta la rovina de’ suoi discendenti, l’ha giá veduta nel libro del futuro come se fosse di giá avvenuta, ha saziate le sue brame di vendetta. Non gli resta piú nulla che morire nel delirio della sua consolazione.