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Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/354

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VII A FELICE BELLOTTI EPISTOLA (In morte di Giuseppe Bossi) Ove, o candido amico, ov’è il sorriso che pur talvolta a rallegrar venia la tua pallida faccia? E tutta dunque perir vedremo in te quella si arguta 5 festivitá che in blandi attici motti ad or ad or splendea, compenso alcuno al rigore de’ tuoi molti silenzi? Bello è il pianger gli estinti ; e separato dall’immemore vulgo, a cui non fiede io l’alma torpida oggetto altro nessuno, fuor che l’oggetto che la man gli tocca, o con forme e colori occupa il guardo, bello è il ridursi a solitaria cella; e ad uno ad uno riandando i giorni 15 che negri precedeano alla sventura, chiamar l’amato nome, e con lo spirto conversar del defunto. E tu che godi tanta parte affidar di tue speranze all’etereo pensier, quando la luce 20 e la terra sdegnando e l’oceano apre a volo infinito la grand’ala oltre l’umana vita; e tu che intendi questa sublime voluttá del pianto, temi forse che a te la involi il tempo? Però avido a lei l’anima tua, te stesso cedi. Ma può forse il tempo