Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/365

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Or piú quello io non sono. Or mi molesta pensier qualunque che dal cor non muova. Non son qual fui; vestigia in me non resta d’uom che fu lieto, e l’alma si fa nuova. Non son qual fui; dovunque è gente mesta ivi sento la vita. E piú mi giova errar fra l’ombre in strada peregrina intento al lamentar de la marina. Un anno è giá (se mentitor favello, vana speranza il mio viver consumi) un anno è giá, che qui tra ’l pio drappello cerco ogni giorno i tuoi cerulei lumi, la tua beltá, o fanciulla, e piú che il bello di tua persona, il bel de’ tuoi costumi vidi... tremai... mi tacqui... e nel cor mio cesser mille desiri a un sol desio. — Come al batter del vento in su lo stelo piega il capo e si chiude la viola, cosi Olivia, raccolta entro il suo velo, non risponde uno sguardo, una parola; ma lena a’ passi raddoppiando e zelo, da quel lamento lusinghier s’ invola, Dio pregando: — Signor, fa che m’accoglia senz’ ira il padre mio ne la mia soglia. — Pur colá giunta, ella s’arresta e un guardo non può far che non volga in su la via. Tutto è spento il veder. Ma un suon di tardo passo lontan che dietro a lei venia, un sospir che la voce di Guiscardo rammentando per l’aer si moria, la strinser si che una pietosa stilla le corse involontaria a la pupilla.