Vai al contenuto

Pagina:Berchet, Giovanni – Poesie, 1911 – BEIC 1754029.djvu/366

Da Wikisource.

Via terge il pianto, e ne l’ostello angusto timida entrando, il genitor saluta. Quei non fa cenno, e sta come uom che onusto di rabbia ha il seno e per dispetto ammuta. Offre il bacio la vergine; ed ingiusto a la sua prole, il bacio egli rifiuta. E giá dal labbro e giá tutta dagli occhi la rampogna crudel par che gli scocchi. Ma natura, cui nulla è che resista, muove qual cor nell’ ira è piú sepolto. Ah! la sua Olivia ei guarda; e quella vista subitamente ogni rancor gli ha tolto. — Piangesti, o cara, e tuttavia contrista l’orma del pianto il tuo pallido volto. Chi ti oltraggiò? chi fu l’alma scortese che il sangue mio, che la mia figlia offese ? — Ciel ! come a lei vie piú che bragia ardente di rossor tutta divampò la gota! — Padre, nessun mi oltraggia, e sol fe’ lente le mie dimore una Cagion remota. — E del tempio narrò. Poi de la mente a Dio quel giorno piú che mai devota, narrò le pie memorie dolorose ed il viaggio alle celesti cose. Poi, rotto quel divino alto pensiero, disse la téma e l’affrettato corso; né tacque di Guiscardo, né del vero parte alcuna nascose in suo discorso; ché, quando il core è nuovo, ogni mistero pesa grave su lui come il rimorso. E del pari che il cor la verginella ingenuo ha il volto, ingenua la favella.