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ei venne in Gerosolima all’ara del Signor, e ne staccò un manipolo di consacrati fior. Del cedro incorruttibile, onde selvoso odora primo l’eccelso Libano fra i monti dell’aurora, sali un bel ramo a cogliere, coi fior l’inghirlandò; e di memoria simbolo al sire il destinò. E ritentò i pericoli della deserta via, traverso il lungo fischio del beduin, che spia se i dromedari tornino, se preda sua saran l’oro, i tappeti, i balsami, le perle d’Ispahan. Va il pellegrin: la nitida gazzella il collo innalza fuor della macchia, e pavida via per la sabbia sbalza; le sue pupille splendono come carbonchio al sol, lesto è il ginocchio, l’aquila ha men veloce il voi. Egli la guarda: e celere vorria com’essa il piede; e col presago spirito giá incontra i cari, e siede lieto fra quei che pendere dal labbro suo vedrá, quando i portenti e i popoli veduti narrerá.