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136 scritti critici e letterari

di tema meno esagerato nella tristezza, meno affettatamente orribile e piú conveniente a’ bisogni dell’Italia, affinché possiamo dire di lui quelle piene lodi ch’egli dá indizio di dovere un dí meritare, se pure le nostre lodi sono premio a cui egli si degni di por mente.

Né si creda che in noi sia avversione agli argomenti malinconici, alle occasioni di piangere. Sí, vogliamo tremare e lagrimare e gemere, perché tra i tanti diletti poetici sappiamo anche noi che è soavissimo quello della malinconia e del pianto. Ma le lagrime non sono mai figlie dell’orrore e del ribrezzo. Vogliamo anche noi essere percossi dal terrore. Ma una serie d’idee eccessivamente luttuose e tutte temprate al monocordo, ancorché non uscissero fuor de’ confini del terribile, finirebbe coll’essere orribile, o per lo meno noiosa a’ lettori. Or che sará poi quando le immagini pendono piú all’orribile che ad altro?

Bisogna però dire, a onor del vero, che nei primi esperimenti, in un genere poetico qualunque, la parsimonia non può quasi mai essere la qualitá regolatrice della immaginazione del poeta. È una qualitá, una abilitá, questa, che non s’acquista che col tempo. E però la presente mancanza di essa non ci è argomento per doverla temere ripetuta ne’ futuri lavori del signor Tedaldi-Fores. Progredendo egli sempre piú nello studio dell’arte e del cuore umano, e nobilitando sempre piú i propri pensieri, la verseggiatura e lo stile, è da credersi ch’egli salirá a quell’altezza di perfezione poetica verso la quale ha voluto fare un passo colla sua Narcisa.

Grisostomo.