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XVI

SULLA «SACONTALA» ossia «L’ANELLO FATALE» Dramma indiano di Calidasa

Dialogo interamente imaginario ed inverisimile affatto tra Grisostomo e tutti i lettori.

Grisostomo. In India la poesia... Ma, prima di tutto, mi piace d’avvertirvi, signori miei, che qui si parla d’un poeta, il nome del quale non fu registrato mai da’ cancellieri del cosi detto Parnaso in veruna delle serie de’ poeti legittimi. Il concepimento fantastico di Calidasa non discende, né in linea retta né in linea trasversale, da alcuno capostipite greco o latino.

Molti de’ lettori. E che fa questo? Che vuoi dirci con ciò?

Grisostomo. Voglio dirvi che io intendo di lodare liberamente questo poeta illegittimo, e nello stesso tempo di non voler riescire spiacevole a nessuna persona. Però chiunque di voi è rigido adoratore della legittimitá poetica, abbia la bontá di non badare oggi a me: fará bene anzi se mi volterá le spalle e se n’andrá pe’ fatti suoi.

Alcuni de’ piú vecchi. Oh tempi! Oh tempi! Povera Italia, fuor dei tuoi confini si vanno a cercare i poeti oggidí ! E levansi in piedi, mettendo sguardi di compassionevole disprezzo.

La moltitudine dá in uno scoppio di riso e fa largo a’ vecchi perché se ne vadano.

Grisostomo. Dichiaro inoltre che qui si tratta di un dramma a cui mancano le due unitá di tempo e di luogo, e che nondimeno è dramma bello e buono quanto qualsisia altro.

I VECCHI COME SOPRA. Oh bestemmia! E, poste le mani alle orecchie, partono inorriditi.

Grisostomo. Non v’è piú nessuno che brami d’andarsene?