Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/144

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Un altro. E chi non sa di tedesco?

Crisostomo. Ne faccia senza.

Un altro. No, no. Cerchi la traduzione francese di monsieur Bruguière.

Crisostomo. Di questa io non parlava, perché non trovo in essa quelle bellezze che veggo nelle altre due, e che, secondo il creder mio, non possono provenire che dall’originale.

Il suddetto. A ogni modo, meglio qualche cosa che niente.

Crisostomo. Si, ma badate di non accusar poi Calidasa della noia che forse vi cagionerá monsieur Bruguière.

Molti. Tanto fa: vogliamo leggerla anche noi questa Sa c ontala.

Crisostomo. Avvertite per altro che per derivare diletto dalla lettura della Sacontala, qualunque sia la traduzione di cui vi serviate, vi bisogna formarvi prima una qualche idea del clima, della storia naturale, de’ costumi, della religione degli indiani; perché in gran parte le bellezze di questo componimento derivano dall’affluente freschezza delle tinte locali. Intendo per «tinte locali» quella tale modificazione d’immagini, di pensieri, di sentimenti, di stile, che è propria esclusivamente o quasi esclusivamente di quello stato di natura umana e di quel momento di societá civile che il poeta piglia ad imitare. Un popolo posto sotto di un cielo sereno, su di un suolo ridente di fiori e di frutti, un popolo a cui tutte le bellezze della natura sono eterno spettacolo, deve sentir vivamente il piacere della vita. Traendo i suoi giorni il piú all’aperto, è naturale ch’egli contempli sempre le bellezze che lo circondano e che le descriva sempre con nuovo entusiasmo; è naturale ch’ogni minuta particolaritá da lui osservata nella natura gli mantenga perpetua nell’animo una serie di sentimenti tutti in armonia cogli oggetti ch’egli vagheggia: sentimenti che vengono poi a mischiarsi con tutti gli accidenti della sua vita. L’ardenza de’ raggi del sole gli fa riporre la somma delle voluttá nella frescura dell’ombre, nella mite dolcezza del chiaro della luna, nell’aspetto de’ ruscelli, nello spirare di un’auretta consolatrice. In lui il sentimento di queste delizie è si permanente, che informa sempre in