Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/151

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sommitá. — Portenti questi — dicono le ancelle, — che fanno sperare vicine le nozze a Sacontala. —

Un’ape, lasciato il fiore della mallica , ronza intorno al volto di Sacontala. La vergine coll’agitar della mano tenta di togliersi d’ innanzi quell’insetto importuno. Dushmanta osserva l’industria ingenua di Sacontala, e fa confronto tra la grazia de’ movimenti di lei e le studiate maniere delle donne della sua corte. Quanta maggior venustá in Sacontala! — Fortunata ape ! — esclama egli. — Tu tocchi la coda di quel bell’occhio tremante; tu ti accosti al lembo di quell’orecchio; tu vi susurri dolcemente, come se bisbigliassi un segreto d’amore; e, mentre ch’ella agita la leggiadra sua mano, tu voli a sugger miele da que’ labbri che contengono il tesoro d’ogni diletto. Io qui fra’ dubbi miei mi consumo del desiderio di sapere di qual famiglia ella nasca; e tu intanto, fortunata ape, ti vai godendo un piacere che per me sarebbe la suprema delle venture. —

Sacontala si volge alle compagne perché la soccorrano a liberarsi dall’ape. — Noi noi possiamo — rispondono. — Dushmanta! 1 ) solo può liberarti. Egli solo è il protettore di questo santuario. — Aifi udirsi nominare, Dushmanta vorrebbe uscire del nascondiglio e palesarsi. Ma, pensato alcun poco, mette freno al suo desiderio. — Meglio è eh’ io venga innanzi a lei non come re, ma come semplice straniero che cerca ospitalitá. —

L’ape non cessa di ronzare. Sacontala procura di scansarla, fuggendo lontano alcuni passi; ma, perseguitata tuttavia, grida: — Soccorso, soccorso! Chi mi salva da questa sciagura? — Dushmanta non sa piú contenersi, e, sbalzando fuor dell’albereto, si presenta alle donne. Sparita l’ape, Anusuya e Priyamvada usano a lui le accoglienze prescritte dall’ospitalitá, gli offrono frutti e fiori e lavacri pe’ suoi piedi, e molli foglie di septaperna su cui riposarsi.

Sacontala, nel mirare Dushmanta, sente una segreta emozione che non le pare in accordo colla santitá del luogo. La voce e

(1) La vivace fantasia degli indiani popolava di dèi, di dèmoni, di spiriti, ecc. tutta la natura. E però sotto le sembianze di quell’ape le fanciulle sospettavano forse nascosto qualche demone malefico. E che nella persona del re fosse la possanza di contrastare a siffatti dèmoni lo vediamo in vari luoghi del dramma; specialmente quando gli anacoreti invocano il soccorso di lui, e quando lo stesso dio Indi a manda lui a combattere contro i dèmoni «Danavas».