Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/154

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della bellezza di lei, del desiderio di farsela sposa, del dolore di non poter quel di stesso chiedere a Canna le nozze della pupilla, perché Canna è lontano. E, mentre che studia di trovar qualche scusa per rientrare nel bosco sacro, due giovinetti eremiti chiedono udienza. Entrati a lui : — Canna — gli dicono — Canna, la nostra guida spirituale, è assente; e intanto alcuni dèmoni cattivi disturbano la pace del sacro eremo. Accorri, o re, a proteggerci. — L’invito non può cadere piú opportuno all’amante. Sta per secondarlo; quand’ecco venir dalla regina, madre di lui, un ambasciatore. Il digiuno solenne è vicino. La madre chiama alla corte per quell’occasione il figliuolo. Che fará egli? Ubbidirá? Ma... e la cara Sacontala? Dopo un volgere di vari consigli tra sé e sé, stabilisce di condiscendere alle preghiere degli eremiti, e d’ inviare Madhavuya alla madre, ond’egli assista al digiuno solenne, tenendo le veci del re ed iscusandolo presso lei del non venire. Teme per altro che costui sveli alla regina i segreti amorosi che gli ha confidati; ed affettando maggiore serietá: — Non creder nulla — gli dice — di quanto ti narrai di Sacontala. Fu una favola inventata da me per ispassarmi. Non entro per altro nella foresta se non perché mi vi conduce riverenza degli anacoreti. La fanciulla d’un eremita, educata fra le antelopi, non è cosa degna di me. Non creder nulla; non credere. Addio; fa’ il dover tuo. Intanto io corro... in soccorso degli uomini santi. — Partono tutti.

ATTO III

Romitaggio nell’interno del bosco.

Per opera del re, nel bosco sacro è ritornata la calma. Un giovinetto, recando un fastello di erbe pel sacrificio e meditando sulle cose vedute, manifesta la propria ammirazione: — Quanto è grande il potere di Dushmanta! Eccolo appena metter piede nel bosco; eccolo vibrare una sola saetta; ecco disperse tutte le nostre calamitá. —

Esce Dushmanta. Ha l’aspetto d’uomo travagliato dalla passione d’amore. Esprime in un lungo soliloquio le pene dell’anima sua: — ... Ah! per me non v’è pace, salvo che nel rivedere l’amica mia. Il meriggio è cocente; di certo ella verrá colle sue compagne a ristorarsi sotto quest’ ombre, in riva a questo ruscello. Di certo