Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/155

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l’amica mia si nasconde in qualche parte di questi fioriti boschetti. Ecco le orme de’ suoi piedi eleganti; eccole qui sulla sabbia; e le sono orme stampate di fresco. Eccola, eccola; la delizia dell’anima mia siede colle sue ancelle sovra un sasso liscio liscio e tutto cosperso di fiori recenti. — Còlto dalla timidezza, l’amante s’arresta; poi si nasconde dietro alcuni frascati, e non cessa mai dal contemplare la cara donna, e n’ode tutti i discorsi.

Sacontala è oppressa da un’angoscia segreta. Una febbre ardente par che le scorra per le vene. Meste le ancelle procacciano di prestarle ristoro. Dushmanta la rimira. — Oimè ! — dice in disparte — oimè! quale sará la cagione fatale della sua febbre? Che fosse mai vero ciò che il cuore mi suggerisce? Amor forse? Misera! la sua fronte è riarsa, il suo collo è appassito, la sua persona è piú smilza che prima, le spalle le cadono di languore, scolorata è la sua carnagione; ella pare un cespo di madhavi , a cui secca le foglie un vento infocato. Ma, benché trasformata di tanto, eli’ è pur sempre bella e consola sempre l’anima mia. —

Anusuya e Priyamvada interrogano amorosamente la vergine sulle cagioni de’ mali ond’ella è oppressa. A loro non sembra vero che quelli provengano dal solo caldo eccessivo della stagione. Sacontala, vinta dalle preghiere di quelle pietose, confessa i segreti del suo cuore. — Fin dal primo momento in cui vidi quel leggiadro principe che or ora tornò a quiete la sacra foresta, fino da quel momento gli affetti miei furono rivolti tutti a lui irreparabilmente; e quindi sono io ridotta in questo languore. — Continua il dialogo tra Sacontala e le ancelle; ed ogni parola di lei la manifesta innamorata e tremante del futuro. Dushmanta ode, e la gioia si diffonde per l’anima sua! 1 ). Non sa piú contenersi: abbandona il nascondiglio dei frascati, e corre alla fanciulla, e le giura inviolabile amore ( 2 ). È dubbiosa Sacontala e quasi non crede. Ed egli: — O di tutte le cose tu la piú cara al cuor mio, tu che con lo splendore nereggiante de’ begli occhi mi fai estatico, deh ! parla piú mite... M’uccidono le tue parole. In mezzo alle delizie ed alle molte femmine del mio palazzo, due soli saranno gli oggetti

(1) La consolazione di Dushmanta può paragonarsi a quella che prova Romeo nella scena II dell’atto II della tragedia Romeo e Giulietta di Shakespeare.

(2) Qui nel dramma vedesi un tratto di galanteria che sente del francese. Sacontala improvvisa un couplet amoroso; e Dushmanta si presenta tosto a lei, improvvisandone un altro in risposta.