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XVIII
BENEDETTO CASTELLI1
L’adulazione mercenaria di parecchi letterati ha fatto brutto servizio agli elogi. Per essa queste forme oratorie, destinate ad onorare la sapienza, l’amor della patria e tutte le altre virtú civili, sono oggimai cadute in discredito presso molti. Quante volte la parola «elogio» sveglia in capo a chi l’ascolta un’idea a cui di necessitá tengono compagnia altre idee schifosissime! Ma, come la spada non è infame se non quando la impugnano i traditori, cosí l’elogio può essere santo se scritto con santa intenzione.
Non va confuso cogli ordinari scrittori d’elogi chi recita e stampa le lodi d’un povero fraticello morto censessantacinque anni fa, chi con esse non mira a lusingare di rimbalzo la vanagloria viva e pagante d’un qualche discendente della famiglia onde emerse quel povero fraticello lodato. E però noi volentieri ci congratuliamo col signor dottore Sisto Tanfoglio dell’elogio letto da lui, sono tre anni, in un’adunanza dell’Istituto, e pubblicato ora colle stampe di Brescia. L’umile ma famoso monaco, di cui egli pigliò a parlare, meritava un encomio che fosse dettato dalla riverenza spontanea, non comandato dall’opportunitá di guadagnarsi un fautore. Colla sua intenzione ingenua il signor Tanfoglio pare a noi che abbia corrisposto degnamente al merito ingenuo di Benedetto Castelli.
Nella orazione che annunziamo poco ci viene detto delle particolaritá della vita, e molto degli studi di questo celebre
- ↑ Elogio di Benedetto Castelli bresciano di Sisto Tanfoglio, dottore in filosofia e matematica ecc. ecc., Brescia, 1819, presso Nicolò Bettoni e soci.