Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/206

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nostro «Serbatoio d’Arcadia». Vogliamo dire che il re e i cortigiani, né piú né meno de’ pecorai d’Arcadia, fossero o no provveduti di alcuna disposizione attiva per la poesia, tutti sudavano a far dei versi. Scriveva «coplas» il contestabile don Alvaro, e «coplas» scrivevano il duca d’Arjona e don Enrico de Villena e ’l marchese di Santillana e cento altri eccelsi magnati.

Fra questi magnati, per altro, alcuni non erano al tutto indegni di qualche lode letteraria. La lingua s’avvicinava giá molto alla sua perfezione; nuovi metri, trovati da’ poeti della corte del re Giovanni, prestavano nuovi istromenti alla poesia; ed ella si era rivolta in gran parte a dipingere la passione dell’amore. E se la smania di parer dotto (o, in altri termini, la pedanteria) non avesse guastato l’intelletto al marchese di Santillana; se, innamorato, com’egli pareva essere, di Dante, ne avesse investigato lo spirito poetico ne’ suoi principi moventi anziché nelle minute particolaritá delle invenzioni; per opera di lui, poiché ingegno e volontá non gli mancavano, la poesia spagnuola non solamente avrebbe potuto dare maggiore soavitá agli affetti dell’elegia, ma ben anche aspirare a piú alte concezioni e distendersi maestosamente fra’ palmeti indigeni, senza prepararsi la necessitá di agognare, come fece in appresso, gli allori stranieri.

Ma i maestri di convento, in mano de’ quali stava allora la somma dell’educazione giovanile, avevano messa in capo al Santillana, del pari che a tutti i loro discepoli, una falsa e stramba idea della poesia: come se, incapace di poter dire splendidamente il vero, ella consistesse in un tessuto perpetuo di misteri, di allegorie e di spiattellate sentenze morali. D’altra parte, la maraviglia o, piú veramente, l’idolatria de’ tempi per la novitá dell’erudizione solleticava a lui l’ambizioncella, e persuadevalo ad ostentare in qualche modo il catalogo de’ tanti libri ch’egli aveva letti. Non è dunque strano che il marchese cedesse alla corrente. Da’ suoi contemporanei ottennero infatti largo applauso, siccome portenti di bellezza poetica, i difetti appunto che rendono oggidí noiosa la lettura delle opere di lui ; oggidí che nel poeta cerchiamo il poeta e le sue forti sensazioni, non la fredda pompa