Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/217

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frequente carte geografiche e trattati di pace, consultar libri, studiare lo spirito delle diverse epoche storiche in opere voluminose. Questo ho fatto; e, senza alterare menomamente il testo, spero di aver portato nella traduzione qualche chiarezza maggiore.

In alcuni passi, massime della storia della Germania, ove un solo cenno di allusione a circostanze locali, a memorie e costumi notissimi basta alla intelligenza dei lettori tedeschi, era necessaria pe’ lettori italiani qualche spiegazione di piú: e ve l’ho inserita, ma in modo che non cambiasse l’intenzione dell’ originale. Ho rettificate le epoche ogni volta che per isbaglio, probabilmente di stampa, non erano esatte. Ho emendati alcuni errori di fatto, evidentemente trascorsi per incuria de’ correttori. Ogni volta che l’esposizione mi pareva intralciata, stentata e confusa nel suo andamento originale, ho procurato di appianarla. Ho schivata la frequente monotonia de’ lunghi periodi del testo; perché ogni lingua ha la sua indole, e ciò, che forse è tollerabile in Germania, riescirebbe in Italia un guazzabuglio insoffribile, per l’ordine diverso con cui si concepiscono le idee. E senza adoperare affettazioni sconvenienti all’uso comune d’ oggidí, ho cercato di mantenere nella lingua della traduzione una discreta gastigatezza, che pur non mi parve di trovar sempre nella lingua del testo.

Per giungere a tali risultati (se pure posso lusingarmi di esservi giunto) ho dovuto spendere tempo assai nel fare ricerche d’erudizione che nulla avevano di comune coll’impiego mio, ed occuparmi spesso in ore straordinarie e fuori d’ufficio. Sarò fortunato oltremodo se con ciò mi potrò meritare l’approvazione di lei, signor cavaliere direttore, e, per di lei mezzo, i superiori riguardi.

Intanto la prego, signor cavaliere direttore, a volermi indicare quando io debba recarmi alla imperiai regia stamperia, onde concertarmi con que’ correttori, od assumere io stesso (se cosi le piacerá) la correzione de’ fogli, e fare in modo che la edizione riesca piú purgata che non può mai essere un primo manoscritto.

Milano, li 6 settembre 1819.