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38 scritti critici e letterari

ed incessante su questa terra piuttosto che nell’inferno, noi non lo crederemmo, perché non abbiamo esempi consimili da paragonargli. Ben è vero che nella novella ottava della Giornata quinta del Decamerone noi leggiamo di una pena sull’andare di questa, benché per colpa tutt’altra. Ma quella storia non è creduta piú in Italia, e forse non era tradizione indigena qui neppure a’ tempi del Boccaccio, che probabilmente la tolse ad imprestito dal monaco francese Elinando, scrittore del 1200, e di suo capriccio la traspiantò nella pineta di Ravenna.

Oltrediché noi non viviamo sulla sponda del Reno. La ingiustizia feudale e l’insultante privilegio delle cacce riservate ai nobili sono mali che noi ora non proviamo. La narrazione di sciagure contemporanee, alle quali noi non partecipiamo, non sará davvero udita con indifferenza; ma non ci commoverá tanto quanto i tedeschi. L’uomo non può pensare all’uomo lontano e posto in circostanze diverse dalle sue con quell’interesse medesimo, con cui egli pensa a se stesso ed a’ vicini. Le lagrime del povero contadino, l’angoscia del mandriano, la pace dell’eremita profanata ci faranno pietá. Ma questa pietá, paragonata con quella de’ tedeschi, sará minore d’assai; come il batticuore di noi europei mediterranei è minore di quello degli onesti fra gli abitanti delle colonie al rammentare la compassionevole tratta dei negri. Discendendo giú per questa scala di compassioni decrescenti, si giunge fino a quel grado di affanno leggiero leggiero, con cui noi viventi del secolo decimonono ascoltiamo le sventure degli Atridi, de’ Tiestei e de’ Priamidi.

Cessate anche in Germania parte delle prepotenze feudali, variate anche alcune costumanze, mille memorie nondimeno di luogo e di nomi, mille affinitá di patria e di famiglie richiameranno la storia di quelle alla mente de’ tedeschi, e per lunghissimi secoli. Cosí, e per le stesse ragioni, le sciagure che afflissero anticamente i padri nostri in Italia, quantunque non piú le medesime che proviamo noi, pure percuoteranno l’animo nostro con bastante vigore, ricordandole poeticamente. E come le iniquitá, a modo d’esempio, de’ nostri Visconti non sarebbero mai sentite tanto fortemente da’ lettori tedeschi quanto