Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/9

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4 scritti critici e letterari

com’egli intenda e senta sempre ciò ch’egli dice, e n’insegna l’utilitá del sillabare con esattezza le parole, e ne dispiega una acuta cognizione de’ recessi piú riposti del cuore umano e lo zelo costante con cui egli si propose di parlare a lui e d’intenerirlo, anziché farsi a correr dietro alla smania volgare di rendersi ammirato per dovizia di arzigogoli e trilli. Vieni ad udirlo, amico mio, e non appena avrai cominciato a gemere di non averlo potuto ascoltare nella sua gioventú, che giá vinto dal piacere presente dimenticherai affatto le ipotesi, ed una forza segreta ti scambierá sul labbro la prima esclamazione: «Quale sará stato egli mai!», nell’altra piú sentita: «Quale egli è mai costui!»

Non contento però il signor Mombelli di allettarne giá tanto colle sue belle maniere musicali, volle valersi anche d’un altro mezzo astutissimo onde trarre a sé la nostra riconoscenza, e seppe rifarci perfino del poco decadimento della sua voce. Avvedutosi egli di quanto la natura era stata in ciò liberale colle due sue figliuole, educò con vero amore paterno e con sí appassionato studio le floride voci di quelle gentili giovinette, che lo spirito del padre, versandosi tutto, per cosí dire, nelle anime novelle delle fanciulle, tornò a giovinezza e si adornò di ben altri vezzi e di ben altre ed infinite soavitá. Davvero mi bisognerebbe tutta l’abilitá dell’Albano per poter trovar modo onde darti ad intendere di quante ridenti idee m’abbiano inondata la memoria, di che dolcezza m’abbiano inebriato il cuore queste due vergini grazie. Ti ricordi, carissimo amico, quell’ultima lettera ch’io ti scriveva due mesi fa? Quella lettera riboccava di fantasie tutte negre, come l’anima mia era allora, piena zeppa di amarezze e travagliata dalla noia della vita, terribilissima delle umane sciagure. Oh se mi vedessi ora! Se vedessi come m’abbia guarito lo spirito questa magica operetta! Fa’ conto che in vita mia non mi sovviene d’aver mai tanto benedetta l’esistenza come a questi dí. Mi sono riconciliato con me medesimo e cogli uomini; ed ora l’universo mi sorride innanzi seminato tutto di rose. Ed ogni oggetto che mi si affaccia io lo credo partecipe della mia gioia; ed ogni suono mi par l’eco che ripeta colla divina cantilena: