Pagina:Berchet, Giovanni – Scritti critici e letterari, 1912 – BEIC 1754878.djvu/95

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sulla «storia letteraria» del bouterweck 93

o per viltá o per fiacchezza o per altra ragione, restano indietro nelle marce e non arrivano che un buon pezzo dopo il grosso delle truppe. A questa milizia di grave armatura, che fa da retroguardia al secolo, un’altra se ne aggiugne, alla quale starebbe bene il titolo di «tribú dei comprafumo», perché ad essa par sempre una maraviglia tutto ciò che in qualunque maniera è lode all’Italia.

Come i bevoni tracannano il vino senza assaporarlo, cosí i comprafumo si strinsero al seno il libro del signor Ginguené e lo predicarono la perfezione delle perfezioni. Ai comprafumo vennero lenti lenti in soccorso i traineurs, portando seco i pensieri ereditati dalla buona memoria de’ loro bisnonni. E la predica degli uni rinforzata dall’applauso degli altri diventò un clamore da innamorare la moltitudine, che mise gridi anch’essa senza sapere perché. Ma gli uomini savi d’Italia, quantunque gustino anch’essi la dolcezza delle lodi, soprattutto dalla bocca degli stranieri, le infastidiscono siccome nauseose, quando non le veggono avvalorate dalla manifestazione d’un alto criterio in chi le va sprecando. Gli uomini savi d’Italia sanno che la nostra letteratura, comeché splendidissima per molti rispetti, ha pure anch’essa i suoi lati opachi; ed arrabbiano nel vedere confondersi insieme da’ lodatori l’opacitá e lo splendore, e versarsi ovunque ugual dose di ammirazione. Gli uomini savi d’Italia leggono le storie non tanto per compiacere ad una sterile curiositá quanto per trarne paragoni giovevoli alla lor vita presente; e reputano un miserissimo nulla la poesia ed ogni discorso intorno a cose letterarie, quando non è messa a profitto tutta la civiltá de’ popoli dal poeta o dal trattatista. Gli uomini savi d’Italia, perché rispettano non alla cieca ma con pienezza di discernimento la letteratura patria, pretendono che non possa degnamente accostarsi a parlarne se non chi accese la propria fiaccola critica al lume della critica universale europea; e credono che il signor Ginguené non ve l’accendesse abbastanza. E però la storia del signor Ginguené sarebbe per tutti una gran bella cosa, se venisse ritoccata da un filosofo. Questa almeno è l’umile opinione nostra, alla quale speriamo facile il passaporto in virtú della libertá che la legge e la critica ne accordano.