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182 | predica settima |
sua detrazione. Ma pensa quanta pena sarà quella del detrattore, che di qua mai non ha requie, nè mai ha tanto detto, che gli paia che sia tanto che basti. Simile sarà poi punito di là in inferno, che mai non arà riposo; e così anco di là sempre dirà male d’altrui. E questo basti in quanto a questo modo manifestativo. Vedi l’altra testa.
El sicondo modo d’acrésciare il male, si è modo agravativo. Or questo è migliore e più utile a dire; agravativo. Io voglio un’ poco dire di coloro che impiombano le paglie. O donne, vedeste voi mai impiombare le paglie? Sai come s’impiombano, e chi è colui che le impiomba? I grandi maestri di ciò so’ i detrattori; che talvolta una paglia la pongano tanto grave, che la fanno pesare, u, u, più che non pesa la Montamiata1. Chè una cosa piccola la gravano tanto con modi e con gesti e con termini, con mille ingegni, e fanno che ’l picolo male pare grande; fanno che il leggiero pare grave, e che uno scandolo avedutamente2 fanno che pare una crudeltà. Et hanno parole tanto da da’ lo’ fede, che è cosa incredibile; imperò che questi cotali il dicono cor uno efetto radicato da una iniquità occulta, che non si dimostra di fuore; e non resta da loro che non ellino nol faccino sape’ a ogni persona che possono. Che è? Che ci è? State saldi, saldi: udite questa lèttara. Doh, guarda, una lèttera non letta quanto vi fa stare attenti! Or così. Doh! Hai tu veduto la mosca cavallina che s’appone in su l’orechia, o voliamo dire del tafano