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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari I.djvu/231

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predica ottava 195

non me ne curo; imperò che io non l’ho fatto; ma io ho ben fatto il tal male e ’l tale,1 e conosco che Idio mi punirà del male ch’io ho fatto, e non di questo. E però non pensare a questo che tu non hai fatto, ma sì a quello. Doh! ode di santo francesco quello che elli disse una volta, pensando lui di questo mondo, vedendoci molti mormoratori. Disse: — O che è quello ch’io sento? Io sento che ’l mondo tiene quello che non è vero: elli tiene che colui che è buono, è tenuto gattivo, e che il gattivo è tenuto buono. Elli non tiene il vero. — E però non tenere col mondo: tiene con Dio, imperò che Idio è quello il quale tiene la drittura. Elli è quello il quale giudica drittamente colui che è buono e colui che è gattivo. Inde Job a xvj cap.: Ecce Deus testis meus in coelis est, et consolator meus habitat in excelsis.2. E Gregorio anco spondendo questa parola: Qui habet testimonium in excelsis, non debet curare quem detrahit in terris: — Chi ha el testimonio in cielo, non si debba curare di colui il quale il ditraie qui in terra. — Similmente anco Giovanni ne la Canonica sua,3 parlando di questo testimonio nel quinto cap. dice: Tres sunt qui testimonium dant in coelo; scilicet Pater, Filius et Spiritus Sanctus, et hi tres unum sunt; ut in ore duorum vel trium stet omne verbum4. Dice

  1. Il Cod. Pal., ma io ò ben fatto il tal male ed il tal altro male.
  2. Differisce alquanto dalla Vulgata che dice: ecce enim in coelo testis meus, et conscius meus in excelsis. Nel Cod. Pal. al passo latino segue una lacuna, serbata forse per la versione, ma che non si riscontra negli altri Codd.
  3. Vale a dire nella sua Lettera prima, per la quale v. in questo la nota 2 alla pag. 156. E canonica troveremo che la chiama anche in seguito.
  4. Il passo non appartiene tutto a san Giovanni.Quello proprio dell’Apostolo nella Vulgata dice così: Tres sunt qui testimonium dantin coelo; Pater, Verbum et Spiritus sanctus; et hi tres unum sunt. Il rimanente è tolto invece dal cap. 19°, v. 15 del Deuteronomio, e la sua vera lezione è la seguente: sed in ore duorum aut trium testium stabit omne.