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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari I.djvu/314

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Quando colei per vanità si liscia, non credi che Idio la punisca lui? quando si fa una sodomia e non è gastigata e punita, credi che Idio non la vogli punire lui? Quando sò rubbate e sbudellate le vedove, e non si punisce, credi che Idio non le punisca lui? O quando uno può poco, e colui che può assai il soprastra; perchè è grande, e fagli torto, non credi che Idio il vogli punir lui? Quando colui non ama il prossimo, ma odialo, non credi che Idio il punisca lui? Quando colui fa stare queto colui che ha la ragione, e non l'aita, credi che Idio no 'l punisca lui? Quando tu hai dei beni mandati da Dio e non ne se' conoscente, credi che egli non ti punisca lui? Et io ti fo questa conclusione: che non essendo altro peccato in questa nostra città, se non solo il peccato della ingratitudine, solo per questo dovaremo essare dannati: e dico ch'io ne triemo di paura. Adunque, popolo sanese, considera i beni che tu hai, e ringrazia e ricognosceli da Dio. Vedi che per la nostra salute egli pianse, vedendoti in tanta miseria èssare cieco e sordo. Ephphetha, apre gli occhi e le orechie, e vede e ode: non stare ostinato.

O città di Siena, non aspettare il giudicio di Dio, il quale giudicio vidde Jeremia al primo cap. dove Idio gli dice: - o Jeremia, apre gli ochi: Ephphetha. - Et egli rispose: - Signor mio, io gli ho aperti. - Che vedi? - Rispose: Ollam succensam ego video, et faciem eius a facie aquilonis: - o vego uno pignatto di fuoco. - Dove è volto? - E' volta la faccia sua dell'aquilone. - Ben dici, disse Idio: Ab aquilone panditur omne malum: - Dall'aquilone viene ogni male. - Doh! vogliamo che