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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari II.djvu/133

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utile cosa a loro che v’iiaiino amoiiire! Or io voglio che una banca ci sia per loro, però ch’ io so’ tenuto d’ inse- gnare anco a loro quello che fa bisogno; però che aven- do loro cura d’anime, è di bisogno che eglino sappino che dire nelle confessioni che fanno a’ loro popolani. Dico che il mio dire die essere con prudenzia e one- stà dal mio canto; là dove i(» ti voglio dimostrare tre pònti: Primo, dico che debba essere el mio dire prudente, acciocché colui o colei che non sa il peccato, non lo impari; e benché tu non intenda, tu che non se’ macu- lata, non éssare mal contenta. — Noli plus sapere quod oporteat sapere: — Non volere sapere più che ti abbisogni di sapere. — Sicondo pònto, debbo dire temperatamente, però che questa é materia da toccarla col biscarello, cioè stare un poco dalla lunga; né non si die toccare né più nè meno che sia di bisogno, però che è cosa pericolosa. E noe ci si può entrare per l’uscio dinnanzi a queste cose, ma viiolcisi andare così d’ attorno, e poi entrare dallo uscio da lato.’ Terzo pònto, dico che bisogna locarla onestamente, però che questa è feccia e cosa brutta. Ma ben si può però dire il disonesto con buon modo. E sapete quale è il più disonesto? E il debito rèndarlo. Parvi che a dire, rèndare il debito, sia cosa disonesta dire Eìli è tanta onesta cosa, che se ci fusse la Vergine Maria presente, ella direbbe che io dicesse cosa santa e onesta, se essa ne fusse adomandata. Io te n’ ho mostrata ragione e autorità.

  • G]i altri Godd. Seu. leg’gono; ma viioìcisi intrare da l’uscio da lato.

Il Cod. Pal.^ sia così disonesto dire?