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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari II.djvu/136

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r 128 PREDICA VIGESIMA disse:** — nèl’ano nèValtro divoidicebene, impe- rocché si vuole dire: Hoc est corpusso meusso- — dimostran- do lo’: — tu vedi che egli dice corpusso^ e però vuol dire meusso; e però da ora in là non dite altrimenti che così: Hoc est corpusso meusso. — Costoro non rimanendo d’acordo ai detto di costui, deliberaro di domandarne a un pio- vano che stava presso a loro, e deliberati andarono a questo piovano, e poserli il caso. E il piovano vi rispose e disse: — o che bisogna tante cose, quanto che io me ne vo alla pura?^ Io vi dico su una Avemaria. — Ora ti domando te: so’ scusati costoro? Non vedi tu che ellino fanno adorare per Iddio uno pezzo di pane? Certo cia- scuno di costoro fa peccato mortalissimo, però che ellino debban fare con quelli modi e con quello ordine che ha ordinato lesu Cristo a la santa Chiesa. Anco ti dico che d’ ogni cosa che altri fa, deve sapere ciò che bisogna intorno a essa. ^ Dimmi, o un dottore darà talvolta una sentenzia, e non la darà a ragione; credi che pechi? Gravissimamente, e è tenuto a restituire.’^ A suo danno r ha data. Or come di questi, così de la fanciulla che era a marito. Ella tolle a fare quello mestiero; ella el deba saper fare; e facendolo, il die fare drittamente e pura- mente, e facendolo per altro modo io ti dico che sempre pecca. Ma più pecca la madre, che la fanciulla, a non insegnarle prima come ella debba. E dico che sotto pena di peccato mortale la madre le die insegnare; imperò che non insegnandole, mette in evidente pericolo la fan- ciulla col marito suo. E mandandola a quel modo alla ^ Lo’ apocope di loro., come so’ di so;^o, è di egli od eglino., lu’ di lui e simili (Z). 2 0 come più comunemente suol dirsi, per le semplici. 3 Qui ha line Tundecimo dei citati Racconti.

  • I! Cod. Sen.6, a restiUizione.