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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari II.djvu/301

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fare, ma lassanlo fare a’loro giudici, a’loro cavalieri, ’ a’loro notari. Doh, nou fare! Fa’ cheta vogli far tu; però dice, rectorem te. E hai il secondo. Tólle el terzo veleno. E1 terzo veleno è detto, simo- nia; dove dice, posuerunt. Non vedi tu, che tu vi se’ sta’ posto da altri? Posuerunt. Sai, quando tu vi ti poni tu? Quando tu.vai pregando: — io vorrìa il tale uffìzio; — e dirado, quando a uno e quando a un altro. Non dice così costui. Egli vuol dire, che tu vi sia posto da un altro, e non cheta il vada cercando, e operando con tuoi d’acciecare colui che de’ dare l’uffìzio a colui che è buono. 0 pre- senti o denari o amicizie so’ quelli che ti fanno avere talvolta gli uffìzi; e però non veramente te posuerunt: tu noi meriti. Doh! Tuoi vedere chi so’ coloro che non meritano d’ èssare rettori, e se ellino so’, si vorrebbe trarneli? Quando tu vedi uno uffìziale che tranquilla le quistioni ‘, e non ne traie mai a fìne ninna, e del con- tinuo pela ognuna delle parti, questi non meritano ninno degli uffìzi. Io so’ stato in un luogo là dove so’ questi ordinamenti: che il rettore die avere cotanto per lira, e cotanto per fìorino; e così si pela il pòvar’ uomo, e anco il ricco. Vedi tu questo proìongare? Egli è uno consumamento. Sai che ne interviene di questi che non vogliono che le quistioni e piati venghino a fìne? Quando elli si pone uno richiamo a un(«podestà, egli vuole prima il diritto da colui che ha ad avere: sempre se lo’ dona qualche cosa. Simile, colui che ha ad avere, anco gli dà cotanto per lira; e pagati quelli, a lui gli pare avere fatta una buona operazione, e vassene can- nando. Colui che gli ha avere non gli ha, ma passasi il Cioè, che mena a lungo.