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298 | predica vigesimaquinta |
te; io vi prego che voi gli faciale grazia per mio amore, — Oh! dice il rettore, gii statuti dicono sì, e sì; oh! non udì elli il bando? Non sa egli i costumi? — Dice colui: — oh, egli è usanza di mandare il bando, e così anco è usanza di fare di queste tali grazie. — Elli appena il sa disdire, e così il lassa. Così d’uno che biastemmi; simile, d’uno che faccia una méschia; e così a poco a poco si lassa giudicare a le preghiere1 di chi vuole le grazie. Sai che ti dico? Tu se’ misero zero, e non ârai mai onore, che eglino faranno tanto vedendo la tua condizione, che infine si faranno beffe di te, e pisciarannoti in capo. Sicut unus; e hai il zero. O uffiziali, doh! mirate che non vi sia pisciato in capo.
Terzo veleno è arroganzia. Chè sono di quelli che hanno tanta arroganzia, che lo’ pare meritare ogni grazia; fatto u, egli gonfia puuu. Non si convien far così, o uffiziale; dice che tu sia ex illis, quasi di loro. Sai che ti converebbe fare? Pensa prima chi tu se’ tu, e poi pensa chi è colui. E se vedi che colui sìa da più dì te, e megliore di te, dì: egli il merita questo uffizio più ratto ch’io nol merito io. Elli è rico, di buona casa, ben costumato, savio e buono: elli il merita più di me. Esto sicut unus ex illis: — sia come uno di loro; — e meritalo come loro. Fa’ che tu abbi la bóca, le mani e gli ochi a tutte quelle cose come avrebbero loro, se fossero all’ufizio che tu se’ tu: ellino favoreggiarebbero la ragione; così fa’ tu. Ellino sì seguitarebbeno la giustizia con discrezione; così fa’ tu. Ellino daranno il torto a chi l’ha, la ragione a chi l’ha; così fa’ tu: ex illis.
- ↑ Gli altri Codd., a le pregarie.