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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/130

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122 predica trigesimaquinta


femine. — Infine, veduto come la cosa passava, elli ne fu fatto consiglio col papa, e determinossi che fusse prese1 le magiori, cioè quelle che peggio avessero fatto. E fune presa una fra l’altre, la quale disse e confessò senza niuno martorio, che aveva ucisi da xxx fanciulli col suchiare il sangue loro; e anco disse che n’aveva liberati lx; e disse che ogni volta che ella ne liberava niuno, ogni volta si conveniva dare uno membro al diavolo per sagrificio, e davane uno membro di bestia; e a questo modo facendo, continuò gran tempo. E più ancora confessò, che ella aveva morto el suo propio figliuolo, e avevane fatto pólvare, de la quale dava mangiare per tali faccende. E perchè pareva cosa incredibile2 che una criatura avesse fatti tanti mali, fu voluto provare se era vero. Infine fu domandato chi ella aveva ucciso. Ella diceva chi, e cui figliuoli ellino furono, e in che modo, e a che tempo ella li aveva morti. E andandosi cercando la prova del padre di coloro che erano morti: — Avesti mai uno figliuolo picolino, che al tal tempo ti fusse guasto, e poi morto?3 — Infine rispondenda di sì, e’ concordavansi in che dì, in che ora, in che modo la cosa era passata, non essendo meno nè piu che colei dicesse. E disse del modo come ella andava innanzi di in su la Piazza di Santo Pietro, e ine aveva certi bossoli d’unguenti fatti d’erbe che erano colte nel dì di santo Giovanni e nel dì de la Ascensione. Sai: tu m’intendi! Sècci? Anco forse ce ne so’ di quelle indiavolate maladette! Infine io li ebbi in mano,4 e ponendomegli al

  1. Il Cod. Sen. 6, che fussoro prese.
  2. Il solo Cod. Pal., impossibile.
  3. Invece nel Cod. Pal., si legge: Avesti tu morto uno figliuolo piccolino, che a tal tempo ti fusse stato guasto?
  4. Cioè, i detti unguenti d’erbe.