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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/224

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E però dice: Domine, memorahor iustitiae tuae solius. Che se tu avarai il timore di Dio. dicendo: — Signor mio, io ho a capitare a le tue mani, e sicondo che aro fatto, così mi daroi. ^ — Io t’ lio mostrato in queste tre parole il dritto e ri- Vorciodiciòchetuhaiafare,ediciòchetuhaida guardare del fatto de la mercanzia: piglia qual vuoi, che tu puoi comprèndale quello che ti bisogna. Ma per me- glio èssare inteso, io ti vo’ dire che sei rispetti’si die avere inverso colui che fa e usa la mercanzia. E uno v" agiógnarò, che è di Scoto nel quarto. La prima è, che si die considerare la persona che fa la mercanzia. Sicondo è, considerare V animo di chi aduo* para la mercanzia. Terzo, si die considerare il modo con che si fa la mercanzia. Quarto, si die pensare il luogo dove la mercanzia s’ esercita. Quinto, si die considerare il tempo quando s’ esercita la mercanzia. Sesto, si die ragùardare al consorzio con ciii si pratica la mercanzia. E1 settimo ci agiógnamo, che è di Scoto: per lo ben co- mime si die esercitare la mercanzia. E se tu intendaraì bene ciò ch’io ti dirò stamane in queste sette circostan- ze, mai non potrai errare, nè fare la tua mercanzia con pecato, se tu ti guardi da quello ch’io ti dirò. Che fa*, remo prima? Prima levaremo il vizio, aroonendo quelli che male esercitano la mercanzia. Per lo vizio potrai!,j intèndare la virtù, come per lo dritto si cognosce el ri- vercio. Al rivercio. |i Prima, dico che la mercanzia diventa illecita, consi- dorando la persona, che è il primo de’ sette. Perchl m’ intenda: a me che so’ frate, non m’ è lecito d’impic4 1 Covi nei Codici e neUa stampa.