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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/362

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Vediamo prima di coloro che ragunano la robba \come ’ e’fanno. Ode Favolo a’ Corinti — In tribulaiionibus, in ne i cessiiatibus, in laboribus, in angustiis^ in plagis^ in careeribus^ in\ sedilionibus, in vigiliis^ in ieiuniis, in castitate ec. Oh, oh, oh, quando io ci penso, quanta fatiga ci vego in ragu- Ilare e guadagnare questa robba! Io ci vego molta fati- ga e molto sudore: io ci vego vigilie, io ci vego ango- scio. Io ci vego dimoiti pensieri e dimoiti affanni: io iti cognosco molte volte colui che raguna avere fame,j patire sete, sofferire freddo e caldo smisurato. Tu vaij quando qua e quando là: tu vai quando per mare, e quando per terra: tu per tempi piovatichi tu a nievi, tu a venti, tu nella pr(»pia tua casa mai non ti ristai;• tu a le pocissioni, tu a le vigne, tu in ogni luogo, e inj ciò che tu t’impacci, afanno grandissimo. Eimè, che dO’ loro è egli al fine di riposo sempre afanno 1 Mai non ti vedi sazio: ora aconcia questo in questo modo e questo! in quest’altro, e mai non hai requie; e questo perchèl ranimo è insaziabile, che mai non si contenta, mai non\ direbe: — non più:— sempre apitisce più, sempre più.i Inde r Eclesiastico al quinto cap.: Avarus nunquam satia- hitur pecunia: ^ — L’ avaro è una cosa insaziabile che! mai non si riempie. — Elli lavora e affaticasi dì e nottej; pur per avere più. Ou, ou! Dice Davit: — no, non è| ì qui la vera felicità ch’io cerco, però ch’io ci vego tanta^ i fatiga in ragunarla, ch’io non ci vego pònto di riposoJ Forse che e’sarà quello ch’io cerco in colui che ha de la robba assai ragunata a conservarla. Or vediamo se 1 Gli altri Codd., ìa rohha nel mondo, 2Gap.vj,verss.4e5. 3,Cioè, piovosi. 4 Non già r Ecclesiastico, ma V Ecclesiaste al detto cap, vers. 9, e così con la Vulgata correggasi*, Avarus non implébitur pecimia.