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Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/86

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XXXIV. Come Iddìo si deha temerei e d’ una visione di Giovanni nello Apocalipse. j Timete Deum (Item, ubi supra), — Le parole pfeale- gate, dilettissimi, sono di quello Angiolo, il quale fu veduto da Giovanni che andava volando per Faria, e^ gridava a Siena e a quelli che ci abitano dentro, e di- ceva: Timete Deum: — Temete Idio. — E se tu cer- carai un poco poco più giù che le locuste nel viiij cap., e vedrai [se tu arai da temere Idio per la mol- titudine dei tuoi peccati: vedrai] ^ come tu sarai pu- nito. E dice così: Et data est illis potestas^ sicut hahent potestatem scorpiones terrae; et praeceptum est illis ne laede- renf foenum terrae^ neque omne viride^ neque omnem arho- ’ rem,* nisi tantum homines qui non hahent signum Dei in frontihus suis. Et datum est illis ne occiderent eos, sed ut cruciarent mensibus quinque, et cruciatus eorum^ ut cruciahis \ scorpii Gum percutit hominem. Et in diebus illis quaerent homi- nes mortem et non invenient eam^ et desiderabunt mori ^ et ’’ fugient mors ab eis ^ Questa sarà la nostra leggenda di stamane. Dice Giovanni, seguitando la materia cominciata i de le locuste: dice che — e’ lo’ sarà data possanza, co* me hanno potenzia gli scarpioni de la terra; e fu a loro; 1 II Cod. Sen. 6, udirai. E in questo Cod., come nell’altro palermi- tano, si leggono le parole chiuse da parentesi, mancanti al nostro Testo. 2 Yers. 0-7 del già citato cap. nono delEApocalisse.