Vai al contenuto

Pagina:Bernardino da Siena - Prediche volgari III.djvu/87

Da Wikisource.

comandato che non tocassero nè fieno nè ninna cosa verde sopra de la terra, nè ninno arbore: non ancora ninno uomo non uccidessero, se non solo quelli li quali non sono col segno di Dio ne le fronti loro. E detto è a loro che non gli nccidino, ma solamen- te gli martoriassero e cruciassero cinque mesi; e che la pena e la fatiga loro sia come so’ i morsi de li scar- pioni, quando percuotono V uomo; e in quello dì gli uo- mini chiedaranno e chiamaranno la morte, e non saranno voluti udire da lei. — Ecco il nostro dire a litara. Doh, immè, ch’io non so s’io mi so’impazato, o se io ho so- gnato stamane, a questo ch’io ho detto! Ho io sognato, o voi? Io vi vo’dire queste parole, ch’io non vidi e non udii mai testo che più fusse vostro, che io truovi questo. E in questo mi fermo, che per voi fusse fatto, e non credo dire bugia. Anco vivo’ dire questo, e cre- detemi, che voi trovarete più lungheza d’un poco di tempo, chè le mie prediche saranno ricordate molte volte. Or ponete un poco mente a me, e procurate se io so’ impazato, o no; e se questo testo loca ’ a me, io sarò quello che sarò gastigato. Or mettiarnei mano. Pri- ma ci conviene vedere tre considerazioni sopra al tema nostro: Prima, de le locuste la condizione: Et data est illis potestas^ siGut hahent potestatem scorpiones terrae. Siconda considerazione, come è fatta lo’proibizione: etpraeceptum est illis ne laederent foemm terrae^ neque omnem arhorem^ nisi tantum homines^ qui non hahent signum Dei in frontibus suis. Terza, a chi è fatta la commessione: Et datum est illis ne occiderent eos^ sed ut cruciarent mensibus qidnque’^ et 1 Scrìtto, tocha.