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112 LA TESTA DELLA VIPERA

Eppure uno vi fu che riuscì a travedere sotto quella maschera; e fu Battista. Egli sorprese due o tre volte lo sguardo ardente, cupido che il giovane, quando non visto, lanciava su Matilde; e capì allora in gran parte quello che non si era saputo spiegare. Il sedicente suo protettore sperava giovarsi di lui per le sue mire segrete sulla padrona. Ma in che modo? Chi sa? Egli avrebbe fatto mostra di nulla, avrebbe aspettato, e poi, secondo le proposte e le condizioni e i casi, sarebbesi deciso.

Non gli venne l’idea che sarebbe stata opera buona l’avvertire il padrone: ma questi avrebbe egli creduto? Era facile ancora che se la pigliasse con lui, improvvido denunciatore, che non aveva nessuna prova da fornire della sua accusa. E Battista continuò nella sua profonda aria da nesci.

Se Battista aveva penetrato in parte il segreto del signor Lograve, questi, acuto e minutissimo osservatore, aveva scoperto un pari segreto di Battista; del qual segreto egli aveva già avuto sentore, fin da quando erano ancora in città. Un giorno, avutolo in disparte, egli disse al servo a bruciapelo:

— Briccone!... Tu te la intendi affatto con Lisa.

Battista arrossì fino agli occhî.

— Non è vero, gridò: neppur per sogno.

— Sfacciato bugiardo! Chi è che la notte pian piano sguscia nel giardino e se ne va alla finestra dell’anticamera, dove apparisce una