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LA TESTA DELLA VIPERA | 135 |
— Questa non me l’aspettavo.
E Battista con insolenza:
— E io da lei non m’aspettavo una simile piccineria.
Emilio arrossì di sdegno; ma si contenne; levò di tasca due biglietti da cento e li gettò al servo senza parlare.
Battista li prese, li mise accuratamente nella busta cogli altri e la busta in tasca; si abbottonò bene il soprabito, fece un leggiero inchino e disse laconicamente:
— Va bene!
— La chiave? ridomandò con voce fremente Emilio, colla mano tesa che tremava.
Il servo gli porse la chiave che Emilio afferrò con avidità ancora maggiore di quella mostrata da Battista nel prendere i denari.
— La riverisco, disse Battista avviandosi.
Ma l’altro lo trattenne.
— Un momento. Entrato ch’io sia, non troverò più altro uscio chiuso all’interno?
— No, signore.
— Sono tutti a letto?
— Tutti.
— Sta bene. Vattene e la fortuna ti accompagni.
Battista uscì frettoloso: appena fuori si sentì serrare fra due braccia frementi; e una voce concitata, benchè sommessa, gli disse all’orecchio:
— Che hai tu fatto? Che cos’è quella chiave? Perchè il signor Lograve ti ha dato tutti quei denari?