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68 LA TESTA DELLA VIPERA

— Possibile, esclamò essa quando ebbe luogo il colloquio, è possibile che ti sia venuta l’assurda idea di sposarci noi due?... Ma non vedi che tutto ci separa, che siamo a due poli opposti per carattere, per umore, per gusti, per idee, per tutto? Sarebbe un disaccordo continuo da impiacevolire veramente la vita comune. Io già non vorrei cedere a’ tuoi modi: cederesti tu a’ miei?

— Sì, rispose Emilio, a cui la emozione rendeva più pallide le guancie, tremanti le labbra, incerti lo sguardo e la voce. Sì, io sarò tutto quello che vorrai tu.

— Sul principio, finchè dureranno i primi ardori: e quanto dureranno?

— Sempre, te lo giuro. L’amore che ho per te sento che sarà il solo e l’inestinguibile nella mia vita.

— A queste affermazioni, a questi giuramenti non può credere nemmeno chi li fa. È così variabile il cuore umano! Forse tu stesso non tarderesti a pentirti, quando, svanito il prestigio della illusione trovassi nella tua compagna ben altra donna che quella che credevi...

— Oh no!... Oh! ti conosco abbastanza... E poi, senti, t’amo tanto, mi sento a te attratto e incatenato da una tal forza che, qualunque tu fossi, anche, lasciami dire, la più triste donna, io ti vorrei mia del pari.

— Grazie tante! Ma codesto, signor mio, non è un vero amore: è un capriccio, è una follìa.

— È una passione! gridò con forza Emilio, è