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86 LA TESTA DELLA VIPERA


X.

Alberto Nori stette parecchî giorni tra la vita e la morte; ma per fortuna quel benedetto bottone, preso di mira, aveva fatto deviare un pochino il projettile, e il cuore era stato salvo. Il pericolo di una emorragìa interna venne scongiurato; e dopo una settimana, i medici credettero potere affermare, che se non sopravvenivano complicazioni, il malato sarebbe guarito.

Se in tutta la cittadinanza grandi furono lo interessamento pel Nori e la indignazione pel Lograve, grandissimi essi furono nella famiglia Danzàno, e in Cesare medesimo, e più di tutti in Matilde. Le pareva che su lei pesasse un po’ di colpa, che avendo essa scoperto il pericolo avrebbe dovuto fare di più per iscongiurarlo; se la prese col fratello, che non era stato capace d’impedire lo scontro, e non gli perdonò che quando vide con quali amorose cure egli si facesse ad assistere il ferito. Con ansia essa ne aspettava da Cesare le notizie, e come si era vivamente afflitta alle tristi, provò e manifestò una vera gioja al sopraggiungere delle buone. A un punto si stupì essa medesima di tanto interessamento che per la persona più cara non avrebbe potuto avere maggiore: ne interrogò tra sè e sè il suo cuore, e la risposta che n’ebbe le fece salire un’ondata di sangue alla faccia.

Fra Cesare Danzàno ed Alberto Nori, durante