Pagina:Bertini - Guida della Val di Bisenzio, Prato, Salvi, 1892.djvu/152

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parte di ponente, alla Sieve ed alla Marina da quella di levante, e dall’uno e dall’altro versante lo rende vario e pittoresco una moltitudine d’insenature e prominenze, di valloncelli e piccoli altipiani, dove i campi di grano e di patate s’alternano coi pascoli e col bosco ceduo, le selve dei castagni colle sodaglie sterili e sassose.

È da notare però che questo contrafforte appenninico si ricongiunge, per il Colle delle Croci di Barberino ad un gruppo di poggi, che dal Monte Morello vanno fino ai monti di Fiesole e bagnano presso la foce della Sieve le loro falde nell’acque dell’Arno. La parte principale però di questo contrafforte, che costeggia sempre il Bisenzio, quanto più si allontana dall’Appennino tanto più va sempre elevandosi sino alla sua massima altezza, 916 metri sul mare, nel Monte Maggiore: ma dopo, passato l’avvallamento di Valibona, continuando con vette di minore elevazione ed abbassandosi grado a grado va a finire a Pizzidimonte.

L’aspetto suo nudo, segnatamente presso la cima, gli diede il nome di Calvana; ma quella nudità o calvizie è rivestita di finissima erba, e nulla vi ha di più bello e pittoresco delle praterie del M. Maggiore, dal quale si gode la vista di una corona di monti immensamente grande, dai più lontani picchi delle Alpi Apuane alle nebbiose creste della Falterona, dagli umili poggi di Monsummano a quelli del Valdarno superiore e della Vallombrosa. Però mentre si ammirano quei tappeti di verzura, quelle spianate vestite di fiorellini alpestri, dove non s’alza un albero a ripararvi coll’ombra delle sue foglie dai raggi d’un sole, anche lassù cocente, ci corre al pensiero il