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Garibaldi voleva pigliar la montagna e andare all’Abetone e di là per i monti passar nel genovesato. Ma il Sequi lo dissuase dicendo che all’Abetone erano gli austriaci e bisognava scegliere un’altra via; e intorno a questo si sarebbe consigliato con gli amici di Prato.
Lo lasciò da Pispola e detto al Barni che tenesse pronto il suo cavallo e il suo legno per la sera, ritornò in fretta a Vaiano e di là a Prato a casa del D. Francesco Franceschini, che stava pochi passi fuori la porta del Serraglio. Questi, sebbene ammalato, saputo di che si trattava, s’alzò e andò a trovare l’amico suo Maggiore Antonio Martini per aver consiglio e provvedere.
In Prato allora stanziava un battaglione di Austriaci, ed i reazionari v’erano assai e pronti a tutto: bisognava dunque usar prudenza ed avvedutezza.
Sentito il parere d’altri patriotti, fra i quali Iacopo Martellini, noto seguace delle idee mazziniane, fu deciso di far venire a Prato Garibaldi e il suo compagno e con scorta sicura mandarlo per Poggibonsi al Bagno al Morbo in Maremma, raccomandandolo all’amico Girolamo Martini, perchè egli trovasse il modo di fargli raggiungere la spiaggia del Tirreno e scamparlo al pericolo che lo minacciava. Il Sequi stabilito il da farsi riparti per la Val di Bisenzio. La sera, per non destar sospetti, aspettarono che i lavoranti alla strada di Cerbaia avessero lasciato il lavoro e allora il Barni mandò un suo uomo colla vettura; Garibaldi e il compagno insieme col Sequi se ne vennero verso Prato. A Vaiano, dov’era il padre del Sequi, si fermarono pochi mi-