Pagina:Bertini - Guida della Val di Bisenzio, Prato, Salvi, 1892.djvu/82

Da Wikisource.

— 58 —


rigna; l’aspetto cupo e tetro, la desolante nudità delle sue rocce, oggi in gran parte vestita, destarono nell’immaginazione del volgo sospetti di diavoli e di streghe, di folletti e di fate; e dalla supposta ricchezza del monte ne nacque forse la chioccia coi pulcini d’oro, che le nostre nonne favoleggiavano trovarsi sulla vetta.

Il Monteferrato fa parte di quel contrafforte che si stacca dal Monte d’Iavello tra le Cave d’Albiano e la Collina. Si compone di tre alture rotondeggianti, che hanno denominazioni differenti, come ne è differente l’altezza; la più alta è il Chiesino, (422 m.) conosciuta più comunemente col nome di Monteferrato; la seconda è M. Mezzano (400 m.); l’ultima è M. Piccioli (354 m.), al quale si congiunge quel tratto di poggio che scende da Iavello e si chiama M. Lopi.

La scienza rivolse di quando in quando la sua attenzione al Monteferrato sia per studiarne la geologica struttura, sia per investigarne le ricchezze metallifere, sia per tentare ed estendere il suo rimboschimento e la sua cultura, ma non si ebbe mai un lavoro completo e importante se non in questi ultimi tempi.

Il Governo dette incarico all’Ing. Cav. Celso Capacci, di studiare minutamente questo monte così importante per la scienza e darne la carta geologica. Il lavoro pregevole per dottrina, per accurata osservazione scentifica, per esecuzione precisa e lodevole fa onore al valente Ing. Capacci, al quale andiamo debitori, se finalmente il nostro monte ha la sua monografia scentifica e la sua carta geologica. A questo lavoro possono rivolgersi coloro che volessero notizie estese e precise sulla natura delle roccie di cui è for-