Pagina:Bettinelli - Opere edite e inedite, Tomo 12, 1800.djvu/273

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Inglesi. 269


INC1£Si.j(Sp storico. Ma quanto alla sua traduzione di Tacito mi mette nausea quel suo scrivere fiorentino, anzi plebeo di Firenze contanti idiotismi e modi triviali e presi dalla bottega e dalla campagna, secondo il bisogno che avea di prendere i più semplici e più ristretti per mantenere l’impegno della brevità. Ma all’impegno suo principale manr co di storico e di traduttore non riguardane do alla nazione, per cui traduceva, la qual non è in obbligo di sapere il linguaggio degli artigiani e bifolchi toscani, nè all’autor che traduce, autor sì nobile e grave insieme, e insieme ad ogni colta persona non che letterata sommamente utile e necessario.

Ed ecco ove guida e precipita anche i grand’uomini il non discernere quel che a luogo e tempo conviene. Ma ritornando a Dante, sapete voi, signori italiani, che se Dante avesse oggi a fare un poema, il farebbe tutto diverso da quel che il fece, e si vergognerebbe di uno stile sì strano ed enigmatico? Io vi accordo, che farebbe un poema inarrivabile, che avreste il più gran poeta del mondo in lui, e che il saggio del