Pagina:Bettinelli - Opere edite e inedite, Tomo 3, 1799.djvu/261

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238 Note.

ammasso smisuratissimo di montagne agghiacciate} e splendenti, che nell’alpi elvet;ch* stendest più che l’occhio non giugne, e che 1*immaginazione stende all’infinito. La distanza medesima, in cui sei forzato di rimirarle, perchè minacciano di gelarti, più che il Vesuvio d’incenerirti; la solitudine, ed il deserto universale, perchè sono inacessibili, inabitabili, ed inabitate da ogni vivente, e vegetabile; il silenzio però, che ci senti, e la morte, per cosi dire, che vi conosci d’O* gni cosa; le diverse forme, e stranissime figure di quelle punte, di quelle creste, di quelle cime ineguali, e sempre variate dalienevi, dalle pioggie, dai sole, dai nembi d’ogni stagione; ma soprattutto il pensiero, che crescono ogni anno sin dal principio del mondo, e ti pare, che vadano al cielo, come i giganti di Fiegra, accumulandosi l’une, e l’alrre, e montandosi sulle spalle altissime, e smisurate, e quell’altro pensiero, che ali’indurirsi per tanti secoli debbono farsi cristallo, e diamante infrangibile, al che ti guida il vedere mille piramidi, torri, colonne di gelo alia luce del sole in mille guise, e colori