Pagina:Bettini - Guida di Castiglione dei Pepoli, Prato, Vestri, 1909.djvu/113

Da Wikisource.

— 89 —


Venivano i Pepoli, di sovente, a Castiglione, (anche quando le vicende turbinose della città loro non li rendevano desiderosi d’un luogo di sicurezza) massime nell’estate, per respirare l’aria profumata di questi monti, e la loro venuta e la loro permanenza eran festa e benefizio per il paese: tanto erano splendidi e generosi.

Gli statuti del feudo non potevano far disamare i dinasti1.

Potremmo riportarli per intiero2 dacchè si conservano e sono ancora inseriti in lavori storici apprezzatissimi; ma questo ci allontanerebbe di troppo dal nostro proposito, di fare cioè un breve lavoro. Non differiscono di gran lunga dagli statuti degli altri feudi, sennonchè, essendo stati questi corretti più volte con amore, meritano una considerazione più grande che non gli altri consimili.

S’intitolano: Statuti di Castiglione de’ Gatti; feudo imperiale degli Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Conti Pepoli, Patrizi Bolognesi e Nobili Veneti, (il gran nome e la potenza di questi feudatari non eran dispiaciuti alla Oligarchia della Serenissima per cui spesso avean combattuto) riformati l’A. MDCXVII divisi in Civile e Criminale2.

Una delle ragioni precipue dell’affetto dei Casti-



  1. Gli statuti più antichi andaron perduti nell’incendio appiccato dai briganti agli archivi Castiglionesi nel Luglio ed Agosto del 1809: ma rimanendo tuttora i medesimi statuti colle riforme arrecatevi, fa lo stesso.
  2. 2,0 2,1 Fignagnani. Op. cit.
    Gorzadini. Op. cit.

7